La Storia è un labirinto di donne che spesso non trovano
posto adeguato nei testi di saggistica e non vengono valorizzate nel racconto di
imprese che sembrano pensate, volute, avviate e portate a termine solo da
uomini. Quando scrivo racconti e romanzi storici, ogni volta che narro le loro
vicende drammatiche e i loro atti eroici, cerco di far ritrovare alle donne il posto
da protagoniste che si meritano, al pari degli uomini. Da qui nasce il Labirinto di donne nella Storia, che
unisce gli archetipi del femminile ai fatti storici, e racconta di donne che
hanno fermato un momento di eternità nell’immaginario comune, divenendo simbolo
di eternità.
Nella definizione junghiana, gli archetipi sono modelli funzionali innati costituenti nel
loro insieme la natura umana: “Il concetto di archetipi è derivato dalla
ripetuta osservazione che, ad esempio i miti e le fiabe della letteratura
mondiale contengono certi motivi che ritornano sempre e dovunque. Tali immagini
e collegamenti tipici vengono denominate rappresentazioni archetipiche. Esse ci
impressionano, influenzano, affascinano. Provengono dall’archetipo, di per sé
senza forma immaginabile, una preformazione inconscia, che sembra appartenere
alla struttura ereditaria della psiche e che perciò può manifestarsi dovunque
anche come fenomeno spontaneo”.
Jung, partendo dall’analisi dei sogni dei suoi pazienti, riscontra come certe immagini, concetti e situazioni vissute in sogno e non riguardanti l'esperienza personale, siano in qualche modo innate nella mente umana, o meglio, derivino da un inconscio collettivo, condiviso, ereditato assieme al patrimonio genetico. Gli archetipi sono quindi l'eredità psicologica inconscia: per Jung l'inconscio personale contiene già delle “forme a priori”, che fanno parte dell'inconscio collettivo, e che permettono di trascendere da se stessi, attraverso la funzione simbolica e di procedere nel processo di individuazione. [Archetipi.org]
Secondo Jung esistono dunque dei modelli archetipici legati alle divinità dell’Antica Grecia, che simboleggiano
e individuano le qualità energetiche e gli istinti primordiali di cui uomo e
donna dispongono. Il pantheon greco è ricchissimo di figure che si ritrovano in
epoche e in luoghi differenti e in altre culture con nomi differenti ma
identiche funzioni, a testimonianza del filo rosso collettivo che unisce l’umanità
dall’alba dei tempi. Le dee sono espressione delle “dee interiori” che una
donna incontra lungo tutto l’arco della sua esistenza, ognuna con
caratteristiche peculiari, e una sola indicazione: ogni donna contiene tutte le
dee, e deve fare in modo che non entrino in conflitto l’una con l’altra per
dirsi realmente equilibrata. Artemide,
la dea della caccia, indipendente e autonoma; Atena, la dea della saggezza e dei mestieri, mentale e razionale; Estia, la dea del focolare, spirituale
e completa nella propria solitudine; Era,
la dea del matrimonio, risolta solo attraverso l’unione con un marito che tiene
accanto a qualunque prezzo; Demetra,
dea delle messi, generosa e accogliente; Persefone,
dea dell’oltretomba, matura e sicura di sé; Afrodite, dea di amore e bellezza, sensuale, magnetica e selvaggia.
Ognuna di queste dee rappresenta una parte del sé femminile,
e il gioco che ho scelto di fare è stato proprio individuare tra le mie “Interviste
impossibili” a quale donna della storia poteva abbinarsi meglio l’archetipo
dominante: la mia scelta è caduta su Irene,
l’Imperatrice di Bisanzio [che governò l’Oriente dal 797 all’802], su Marozia, la scandalosa Papessa [che da
amante del papa regge le sorti di Roma nel 910], su Matilde di Canossa [protagonista della storia europea nel XII
secolo] ed Eleonora d’Aquitania
[regina di due regni, vissuta tra il 1122 e il 1204]. Per vedere a quali dee le
ho “affiancate” basta arrivare a Canossa domenica 15 luglio alle 18 e seguire l’incontro
“Un labirinto di donne nella storia.
Racconti di donne, che hanno fermato un momento di eternità nell’immaginario
comune divenendo simbolo di eternità”. Cercheremo di capire insieme qual è
il filo che ci unisce tutte, quale sia il suo significato, e cosa queste grandi
donne del passato ci possono ancora dire e insegnare. Vi aspetto.
Nessun commento:
Posta un commento