A proposito del volume “ Canossa, leggende di Matilde”
UN REPERTORIO FIABESCO E LEGGENDARIO ANTICO
di Clementina Santi
A porre le basi del mito di Matilde di Canossa è stata la grandezza della sua vicenda biografica e storica, a diffonderlo hanno contribuito la storiografia, la letteratura e l’arte lungo i secoli, a radicarlo nei luoghi e nei pensieri della gente comune hanno avuto gran parte la tradizione e le leggende. S e i miti, e il mito di Matilde non fa eccezione, sono portatori di significati per eccellenza, le leggende non lo sono di meno: “parole scelte dalla storia” perché capaci di resistere al tempo, anzi , di attraversarlo, arricchendosi spesso di connotazioni nuove. Le storie raccolte nel volume ”Canossa, le leggende di Matilde” lo dimostrano. Molte di esse hanno radici antiche come il medioevo matildico, secoli leggendari per eccellenza, fatti di tempi buoi e paesaggi inquieti, abitati da divinità misteriose, di volta in volta, benigne o maligne. Del resto Matilde, ebbe la fortuna di avere un aedo, un cantore-poeta, il monaco Donizone che ha scritto una biografia che era già una agiografia e a questa fonte, l’autrice attinge più volte (la fonte Branciana). A volte le storie sono generate dai luoghi “la Madonna della Battaglia” il castello di Carpineti, l’abbazia di Marola, l’anello di Orval”, luoghi in cui Matilde ha lasciato il suo segno di Domina che “se era qualcosa, lo era per grazia di Dio”. Ventotto leggende chiuse in uno scrigno, un libro che si presenta con una serratura di ferro, o come uno di quei libri segreti che troverebbero il loro posto nello scriptorium di un monastero o nella biblioteca di un castello, che potrebbe contenere una storia scritta molti anni fa: arcana mathildis. Federica Soncini ha scelto un preciso genere letterario, la leggenda, e ne ha rispettato i canoni: indagato, cercato, letto, ha raccolto le varianti, le ha ricondotte ad un filone che sembrava essere il più accreditato, perché la leggenda è anche suggestione e chi la raccoglie ricorda ciò che gli è più caro. Da un lato c’è la voglia di raccontare di una giovane autrice, che ha già alle spalle questa attitudine a guardare la storia e le storie con occhi capaci di meraviglia e a raccontare con il linguaggio giusto a misura di visitatore “curioso e un po’bambino” con mano leggera. Dall’altro c’è la mano felice di un illustratore di eccezione, Gigi Cavalli Cocchi: la sua passione per Matilde e la storia artistica del gruppo “Matelda” dove raccoglie per la prima volta un cd con leggende su Matilde in forma di canzone. Ci troviamo davanti ad un’operazione artistica coraggiosa (almeno per chi ha negli occhi le miniature di Donizone), forse un po’ spregiudicata, un po’ trasgressiva, ma mai dissacrante, che strizza l’occhio alla modernità, certamente utile a portare il libro di Matilde tra la gente . Anche un libro come questo, può essere un buon ambasciatore della nostra storia e del genio dei nostri artisti.
Clementina Santi
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