Il romanzo di Matilda

Il primo romanzo storico che ripercorre la vita della Grancontessa Matilde di Canossa.

La vita, i lutti, gli amori, le lotte, la caduta, il riscatto, le violenze e le passioni della Grancontessa Matilde di Canossa, un romanzo storico che ricostruisce gli eventi fondamentali della sua vita attraverso l’infanzia, la giovinezza, la maturità e la vecchiaia, cercando di restituire tutta la potenza al personaggio a 900 anni dalla sua scomparsa. In uscita a luglio 2015.

domenica 3 maggio 2015

Cercando Matilde nell'Oltrepò mantovano

Un altro viaggio, una nuova ricerca, una nuova riscoperta dei luoghi che portano ancora oggi, a distanza di novecento anni, l’impronta della Grancontessa. Ieri è toccato all’Oltrepò mantovano, in quella terra di acque, pievi, avamposti e castelli che ha visto la luminosa presenza di Matilde estendersi e modificare il corso del tempo.

La Bassa ha un fascino particolare: quando la attraversi, sulle quelle strade che si srotolano dritte e tagliano in due i campi e i canali, ti senti in pace col mondo. È una terra di nebbie feroci, di soli accecanti, di tramonti violenti e di silenzi assordanti. È una terra di uomini e donne pratici e orgogliosi che nonostante le ferite anche recenti vanno avanti e non si fermano, perché c’è sempre qualcosa da fare. Da Modena verso Felonica, questa volta il mio viaggio si è snodato per strade strette e tranquille, che mi hanno portato prima a Casumaro, il luogo che secondo la leggenda vide il proprio nome legato a un lutto, la morte di un figlio di Matilde, annegatosi in un fossato, e poi a Bondeno, quel Bondeno ferrarese in cui la contessa fece costruire una fortezza all’inizio del 1100 e la chiesa dedicata alla Vergine nel 1114.

A Felonica, già nel mantovano, da vedere è la chiesa che sorge nei pressi dell’argine: meravigliosa, con una struttura che ricorda le numerose altre chiese che portano la firma della Grancontessa, è attestata per la prima volta in una donazione firmata dalla madre di lei Beatrice, datata dicembre 1053, fatta ai monaci benedettini. L’anno di ricostruzione è il 1074, secondo il volere di Matilde. Questa chiesa faceva parte di un’abbazia importante da cui all’epoca dipendevano numerose chiese della zona della riva destra del Po, e una delle prime che si incontrano è Pieve di Santa Croce del Lagurano, che sorge in una frazione di Sermide.

Successivamente, in una frazione di Villa Poma, sulla statale 12 si trova la Chiesa di Sant’Andrea di Ghisione, che sorge sullo stesso sito di un’antica villa romana. La prima citazione di questo edificio si trova in una donazione del 1117 fatta al monastero di San Benedetto Polirone, ed era una cappella che dipendeva da Pieve di Coriano. Le caratteristiche sono tipiche delle chiese matildiche, una navata con tre absidi. Il campanile risulta danneggiato dal terremoto.

Proseguendo, si raggiunge Pieve di Coriano dove la chiesa sul portale ospita un’iscrizione dedicata a Matilde di Canossa, che la volle costruire nel 1082 all’inizio della guerra contro Enrico IV. Il campanile fu eretto dal 1930 al 1934 e poggia su un basamento antico rinvenuto durante gli scavi: per alcuni vi sorgeva la torre del castello di Matilde, per altri invece era il sito dell’antico Battistero della Pieve.

Prima di arrivare a Quingentole ho salutato e reso omaggio al Po, il “padre della Pianura Padana”, antica via fluviale, spina dorsale e fonte di ricchezza per molte generazioni. Un appunto en passant: consiglio sull’argomento un bel libro di Guido Conti, intitolato Il grande fiume Po uscito qualche anno fa per Mondadori.

A Quingentole, a un chilometro a est dal centro, sorge l’Oratorio di San Lorenzo, documentato sin dal 1059, dipendente anch’esso dalla Pieve di Coriano. L’adiacente chiesa di cui sono state trovate tracce, sorta su un antico edificio romano, è stata demolita nel 1752 e ora rimane solo l’oratorio, al cui interno si venera ancora oggi una Madonna nera.

A Nuvolato, frazione di Quistello, la chiesa romanica del X secolo risulta inaccessibile a causa del terremoto del 2012. Da lì si prosegue verso San Benedetto Po, luogo amatissimo dalla Grancontessa in cui scelse di essere sepolta, e da dove nel 1632 la sua salma venne trasportata per ordine di Urbano VIII in Vaticano e onorata di un monumento a lei dedicato. Qui c’è il museo da vedere, con visite guidate, e attualmente viene ospitata una mostra dedicata al novecentenario.

Quasi inosservata sembra passare Santa Maria di Valverde, che sorge a due chilometri circa dal centro di San Benedetto Po, su una sopraelevazione del terreno nella campagna sanbenedettina. La chiesetta romanica fu fondata nella seconda metà dell’XI secolo e divenne una dipendenza del monastero polironiano, come testimoniato da un diploma imperiale del 1111. Al momento risulta danneggiata per il terremoto.

Si prosegue e si giunge a Bondeno di Gonzaga, luogo in cui la Grancontessa viene ricordata nella Corte Matilde: accanto alla corte v’è una residenza del Sei/Settecento che si ritiene sia stata il luogo dove la contessa soggiornava quando veniva a Bondeno, allora chiamato Bondeno degli Arduini. Questa zona faceva parte dei territori ed era situata al centro dei possedimenti fondiari controllati dalla famiglia di Arduino della Palude, fedelissimo capitano di Matilde che la accompagnò per tutta la vita in imprese militari, primo tra i suoi vassalli, con precise funzioni militari nel seguito armato della contessa.

Dalla Treccani, cito: “Le era accanto nel 1101 a Guastalla; nel 1102 la seguì a Carpineti e nel 1103 a Nonantola, dove le fonti lo menzionano subito dopo il conte Alberto di Sabbioneta e prima di tutti gli altri vassalli. Nel 1104, presenziò ad una solenne donazione fatta da Matilde a San Benedetto di Polirone, donazione poi confermata l’anno seguente, a Gonzaga, quando la contessa decise di lasciare al monastero il possesso di tutta l'isola che aveva preso il nome dal cenobio. La località di Gonzaga, infatti, non era lontana dai beni che Arduino deteneva in Fabbrico e in Reggiolo, da molto tempo, ormai, dominio incontrastato dalla famiglia. La zona cosiddetta della “Palude” giungeva infatti, verso nord, fino a Gonzaga e al Bondeno reggiano, continuando probabilmente a settentrione fino al corso del Po. […] La sua costante presenza in quei luoghi si spiega soprattutto con la primaria importanza strategica che aveva assunto quel territorio, situato a fronte dell’area mantovana da sempre la più ostile ai Canossa, ma soprattutto a Matilde. […] Dal 1115, anno della morte di Matilde, Arduino soggiornò prevalentemente a Bondeno di Roncore, l’attuale Bondanazzo presso Reggiolo, dov’ella morì. Del resto, anche la contessa Matilde si allontanava ormai sempre più di rado da San Benedetto, anche a causa delle sue pessime condizioni di salute.”

Il viaggio si chiude con l’arrivo alla Chiesa di San Benedetto a Gonzaga, che vede la propria storia legata a uno degli antenati di Matilde, Adalberto Atto, capostipite della casata canusina. Egli nel 967 acquisì a Gonzaga una cappella dedicata a San Benedetto, dipendente dal monastero di Leno, a sud di Brescia. Retta da “malos sacerdotes”, venne assegnata da Matilde attorno al 1101 a San Benedetto in Polirone, che la trasformò in un priorato dipendente. La chiesa romanica fu costruita alla fine dell’XI secolo, e la facciata fu ricostruita nel 1925. Al momento risulta ingabbiata dopo il terremoto.


Per approfondimenti, qualche link:
Sistema Po-Matilde
Turismo San Benedetto Po

Il viaggio continua. Tutte le immagini che correlano l'articolo sono di mia proprietà, ne è pertanto vietato l'utilizzo. Per visionare le tappe complete del mio breve viaggio nell'Oltrepò mantovano, cliccare qui: Elisella's Instagram Profile

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