Il romanzo di Matilda

Il primo romanzo storico che ripercorre la vita della Grancontessa Matilde di Canossa.

La vita, i lutti, gli amori, le lotte, la caduta, il riscatto, le violenze e le passioni della Grancontessa Matilde di Canossa, un romanzo storico che ricostruisce gli eventi fondamentali della sua vita attraverso l’infanzia, la giovinezza, la maturità e la vecchiaia, cercando di restituire tutta la potenza al personaggio a 900 anni dalla sua scomparsa. In uscita a luglio 2015.

sabato 4 aprile 2015

Sulle tracce di Matilde di Canossa lungo l'antica Bibulca

C’è un viaggio di ricerca e un viaggio di rinnovamento. Il primo è appassionante ma spesso faticoso, ricco di prove e di scoperte, il secondo è un ringraziamento, un’emozione permeata da un grande senso di gratitudine.

Ritrovare i luoghi di Matilde dopo aver scritto un romanzo costato dieci anni di ricerche cambia prospettiva, è come se il fardello che hai portato per lungo tempo sulle spalle magicamente svanisse e ti lasciasse libera di goderti quei momenti con la sola compagnia della leggerezza. È con questo stato d’animo che ho affrontato un breve ma intenso viaggio a tappe, che mi ha spinto a percorrere un lungo tratto della via Bibulca, l’antica strada che attraverso la Selva Romanesca nei domini dei Canossa tagliava l’appennino tosco-emiliano, alla ricerca dei segni e delle opere della Grancontessa. Questa via, larga come una mulattiera del giorno d’oggi, ma notevole per l’epoca, già nominata nel diploma carolingio del 781 col nome di via nova, iniziava alla confluenza del fiume Dragone nel fiume Dolo e si portava a Rubbiano, La Verna, Serradimigni, Tolara, Frassinoro, Pietravolta, Monte Roncadello, S. Geminiano, Passo delle Radici, S. Pellegrino quindi in Garfagnana.

La prima tappa è la Pieve di Rubbiano dedicata a Santa Maria Assunta, uno degli edifici più importanti dell’architettura romanica modenese. Fondata nel corso del VII secolo e potentissima nel X secolo, aveva annesso un ospizio per pellegrini e viandanti. Quando venne fondata l’abbazia di Frassinoro da Beatrice di Canossa nel 1071, fu un duro colpo per il suo prestigio, con conseguenti controversie e accordi fra le due istituzioni religiose grazie all’intervento di papa Callisto II.

La seconda tappa è Frassinoro, alla chiesa di Santa Maria Assunta e San Claudio. Frassinoro fu scelta da Beatrice perché a uno snodo fondamentale dell’intreccio delle vie dei pellegrinaggi e degli imperatori, è lì fu costruita l’abbazia dedicata alla figlia di Matilde, morta pochi mesi dopo il parto, che fu dotata delle reliquie del martire Claudio. Il tesoro e le suppellettili dell’antica abbazia, di cui rimane solo la chiesa, sono ora al Museo Civico di Modena.

La terza tappa è la Madonna di Pietravolta, posta sulle diocesi di confine tra Modena e Reggio Emilia, che pur essendo attestata nei documenti solo a partire dal 1222 pare fosse di origine molto più antica. L’edificio si trova nell’antico territorio di Roncosigifredo, insediamento questo che trae il nome da Sigifredo, capostipite dei Canossa. La pieve custodisce un quadro della Beata Vergine della Neve ritenuto miracoloso. Sulla facciata di gusto neoromanico, ricostruita nel 1948, un omaggio a Matilde e a Gregorio, che appaiono insieme in una formella in pietra serena posta in alto a destra rispetto all’archivolto del portale.

Ho attraversato quindi la Selva Romanesca, già citata da Tito Livio, il nome con cui veniva chiamata la foresta che ricopriva l’attuale Valle del Dragone. Conosciuta anche come Selva dell’Alpe o Selva Ombrosa, aveva un’estensione di circa 5500 ettari (pari a 19390 biolche modenesi), era una preziosissima fonte di reddito per l’abbazia di Frassinoro per il legname ma era anche temuta per i briganti che ivi si nascondevano, attratti dal passaggio di pellegrini e merci sulla Bibulca. Qui ancora a inizio aprile si vede la neve.

La quarta tappa è San Pellegrino in Alpe, col Santuario dei Santi Pellegrino e Bianco, le cui reliquie sono conservate nella chiesa sotto un tempietto di marmo, opera dello scultore lucchese Matteo Civitali. San Pellegrino, su cui vertono numerose leggende, è raffigurato con scarsella e bordone, i simboli tipici del pellegrino medievale. Sull’esterno, guardando dal punto panoramico chiamato “molo”, si può ammirare lo spettacolo unico delle Alpi Apuane. All’estremità del molo v’è una croce costruita con due tronchi di faggio che ogni anno vengono sostituiti il primo di agosto, in occasione della festa del patrono. La tradizione vuole che la croce sia posta proprio nel luogo dove morì il santo, dentro un albero cavo sulla cui corteccia scrisse la sua vita.

La quinta tappa, dopo aver attraversato Pieve Fosciana, dove nel 1105 è attestata la presenza di Matilde grazie a un placito, è Castiglione Garfagnana, antichissima e fiera roccaforte che ha mantenuto intatta la sua struttura medievale. Nell’XI secolo ottenne dalla Grancontessa degli speciali diritti e privilegi, che la posero al pari di Lucca e degli altri Comuni liberi della Toscana.

La sesta e ultima tappa è il celebre Ponte della Maddalena, detto Ponte del Diavolo, fortemente voluto da Matilde, che attraversa il Serchio nei pressi di Borgo a Mozzano, in provincia di Lucca. Un’opera stupefacente di ingegneria medievale che lascia senza fiato, e attorno al quale sono nate numerose leggende, una delle quali è stata raccontata anche nel romanzo storico e novellario Francigena. Poco lontano dal Ponte della Maddalena vi è infatti Bagni di Lucca, una delle tappe dei pellegrini che percorrevano e percorrono ancora oggi la via Francigena, una delle arterie principali che affondano le radici nella nostra memoria.


Per approfondimenti, qualche link:
Ars Romanica
Itinerari Matildici
Vie Storiche
Sentieri della Luce
Travel Emilia Romagna

Il viaggio continua, la prossima volta nella Bassa. Tutte le immagini che correlano l'articolo sono di mia proprietà, ne è pertanto vietato l'utilizzo. Per visionare le tappe complete del mio viaggio sulla Bibulca, cliccare qui: Elisella's Instagram Profile

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